Il nostro inviato a Lecco, Francesco Bracci del team Carvico Skyrunnig, ha fatto parte dell’armata degli 800 corridori del cielo che si sono iscritti alla ResegUp. Skyrunner alle prime armi, se l’è cavata egregiamente e ci ha fornito il suo prezioso racconto sulla sua personale esperienza alla 5ª edizione della spettacolare gara firmata 2Slow. Buona lettura.
Sono le 15:30 in punto quando, sotto un sole cocente, viene dato ufficialmente il via alla 5ª edizione della Resegup. Sono 24 i chilometri da percorrere, dal centro di Lecco fino in vetta al Resegone e ritorno, attraverso un percorso spettacolare che unisce insieme il lago, la montagna e gli abitanti di Lecco. Tra gli oltre 800 iscritti, emozionato e pieno di entusiasmo, ci sono anche io; è la mia prima Resegup. Del resto la mia avventura nel mondo dello skyrunning è iniziata da poco meno di un anno, spinto a provare dall’amore che provo per la montagna, per la corsa e lo sport in generale. Non ho certo velleità agonisitiche, quindi il mio unico scopo è divertirmi, godermi la gara, il panorama, la gente e riuscire a tagliare il traguardo. Il termometro segna quasi 30°C ed è proprio la temperatura elevata a preoccupare un po’ tutti. Siamo infatti in molti ad avere almeno una borraccia a portata di mano ma, nonostante questo e i numerosi ristori presenti sul percorso, alla fine il numero complessivo tra non partenti e/o ritirati supererà i 150 atleti.
Fin da subito imposto un ritmo costante; la gara è lunga e sarà importante gestire bene tutte le energie. I primi chilometri risalgono praticamente i quartieri alti della città su strade asfaltate, carrarecce e scalinate interminabili, in mezzo a tantissimi appassionati, curiosi e tifosi sempre pronti a regalare un prezioso incoraggiamento. Al primo ristoro sono già molto sudato e mi fiondo a bere acqua e sali a volontà. La salita prosegue passando dalla Capanna Stoppani, poi il sentiero si fa via via più tortuoso e ripido, ma per fortuna l’aria diventa più fresca. Si procede in fila indiana, ma c’è sufficiente spazio per poter superare all’occorrenza senza troppi problemi. La fatica si accumula e la salita è interminabile, ma il panorama diventa sempre più spettacolare quando uscendo dal bosco si apre davanti ai miei occhi l’anfiteatro del Resegone, con le sue cime. In vista del Rifugio Azzoni – situato sulla Punta Cermenati (1875 m) – si iniziano a sentire i campanacci e le grida di incitamento delle tantissime persone accorse e arroccate nel vero senso della parola sulla vetta; un vero e proprio spettacolo che fa dimenticare per un attimo la fatica! Tra una smorfia e un sorriso avanzo tra le roccette fino a raggiungere la cima!
Mi riposo qualche minuto, ne approfitto per mangiare e bere qualcosa e poi via di corsa per la lunghissima discesa che mi riporterà a Lecco. Di fatto sono ancora 13 i km da percorrere, è come se iniziasse una nuova corsa ma con la metà delle energie. La prima parte della discesa è piuttosto tecnica ed è ancora possibile scorgere qualche nevaio rimasto dalle abbondanti nevicate invernali. Ma presto si rientra nel bosco per affrontare un’ultima breve salita fino al Passo del Giuf (1531 m). Da qui in poi sarà solo discesa fino all’arrivo. Inizio ad avere qualche problema allo stomaco, probabilmente a causa dei tanti liquidi assimilati per evitare di rimanere disidratato o vittima dei crampi, ma riesco comunque a proseguire. Raggiunti i Piani d’Erna, la discesa si fa nuovamente tecnica e anche molto scivolosa e l’affronto con molta cautela, iniziando peraltro a essere abbastanza stanco. Raggiunta in breve la Capanna Stoppani, si inizia a intravedere la città e capisco che l’impresa è ormai vicina.
Gli ultimi chilometri sono i più faticosi ma anche i più belli: più ci si avvicina al centro di Lecco e più aumentano le persone lungo la strada. Nonostante la fatica cerco di ringraziare tutti per gli incitamenti ricevuti compreso lo staff degli organizzatori, composto interamente da volontari. Poco prima di tagliare il traguardo festeggio dando il cinque sulle mani di grandi e piccini e concludo la mia gara stanco, ma emozionato e felice e con il sorriso nel cuore, in poco meno di quattro ore. Si tratta di un’esperienza che sicuramente ricorderò con grande piacere, indubbiamente per la bellezza del percorso e per l’organizzazione, ma forse ancor di più per la grande partecipazione e coinvolgimento della gente lecchese, più numerosa e calorosa che mai, innamorata delle proprie montagne e in grado di cogliere l’essenza di questo bellissimo sport che è lo skyrunning.
Francesco Bracci