ELIANA PATELLI, LA VIOLENZA SULLE DONNE E L’ATLETICA: “MI HA SALVATO LA VITA”, l’intervista completa

Correre a perdifiato per ritrovare se stessi, per riprendersi in mano la propria vita, correre con una giacca da sci e i pantaloni del pigiama sotto la neve, mentre gli altri ti guardano increduli. Una corsa per fuggire dall’ennesima notte passata sola, segregata in casa dal tuo compagno, una fuga per ritrovare la vita con il sudore e le lacrime. Eliana Patelli, volto noto dell’atletica orobica la sua vittoria con la corsa l’ha avuta subito, sin da quei primi passi mossi sotto la neve di Clusane, paese dove conviveva con il suo ex fidanzato dal quale se ne è andata dopo 10 anni di soprusi, violenze,e umiliazioni. Una storia la sua che lei vuole raccontare a dieci anni di distanza dall’addio proprio per far capire alle donne che a volte è meglio lasciarsi indietro l’amore della propria vita se questo ti fa del male, ti umilia, di distrugge fuori e dentro. “Quella mattina d’inverno non me la scorderò mai  – spiega Eliana Patelli – avevo passato l’ennesima notte chiusa in casa da sola, ad attendere che lui tornasse dopo una notte brava con gli amici. Non era la prima volta anzi, ormai era la prassi, lui mi chiudeva in casa e se ne andava via per tornare poi solo al mattino, ubriaco e drogato, ma io ero sempre lì che lo aspettavo, in ansia per lui. Anche quella mattina erano le diedi e lui non tornava, io ero preoccupata per lui, pensavo ad un incidente, a qualcosa di tragico. Non so però cosa è scattato quella volta, nevicava ed io mi misi addosso una giacca da snow e uscii di casa scavalcando il cancello, iniziai a correre sotto la neve pur indossando dei pantaloni di un pigiama e non mi fermai per un’ora e mezzo. Correvo e piangevo e più correvo più mi liberavo dalle mie paure, dai miei tormenti, la gente mi guardava incredula ma a me non importava, continuavo a correre nel freddo e mi sentivo sempre meglio, passo dopo passo. Ricordo che più correvo e più non sentivo la fatica. Quando sono tornata a casa ho deciso di chiudere questa storia che mi portavo dietro da dieci anni”. Un rapporto con il suo ex che si era presto trasformato in un vero e proprio infermo fatto di percosse, minacce, soprusi, una vita infernale che Eliana Patelli si è tenuta dentro ed ha nascosto a tutti, ai genitori, agli amici. “Lui era molto intelligente, aveva una propria azienda ed io lo amavo, anzi posso dire che lo amo anche oggi perché lui è stato e rimane l’amore della mia vita. Lui per me era tutto e io ho fatto di tutto per salvare il nostro rapporto, per rimanere con lui, ma in quei 10 anni passati a Clusane e in giro per l’Italia ho subito di tutto. Ho sopportato le sue botte, i suoi schiaffi, ero sempre piena di lividi e dovevo sempre nasconderli agli altri, una volta eravamo a Civitanova Marche e lui mi spinse giù dalle scale, non si contano le volte che mi ha fatto male, mi ha spezzato un braccio, un dito. Per anni è andata avanti così ma la violenza fisica era sempre affiancata alla violenza morale, mi chiudeva in casa, mi offendeva, mi annichiliva e il bello è che quelle persone sono capaci di farti anche sentire in colpa. Arrivi a sentirti in errore, ti senti sbagliata, credi di fare degli sbagli e tutte le volte arrivi persino a farti delle colpe, non è semplice spiegare questo stato d’animo, capisco in un certo modo anche le ragazze che devono fare i conti con questi fatti con una situazione dalla quale non riesci ad uscire. Lui era per me la mia droga, mi faceva del male ma non potevo immaginare una vita senza di lui, ero come stregata. Mi picchiama e mi umiliava mai io sono rimasta con lui 10 lunghi anni che non scorderò mai”. Le botte e la paura di tenere nascosto tutto a chi ti vuole bene, in primis ai genitori: “Io avevo paura soprattutto di tenere nascosto tutto ai miei genitori, se mi vedevano un livido subito inventavo una scusa, quel giorno a Civitanova Marche, quando mi ribaltò giù dalle scale, c’erano anche loro e mi inventai una scusa anche lì per i lividi alla schiena. Alla fine mia mamma aveva sospettato qualcosa e negli ultimi periodi ormai avevano capito che c’era qualcosa che non andava nel mio rapporto. Alla fine arrivarono persino a presentarsi alle tre di notte davanti alla mia abitazione dicendomi di venire via, che dovevo essere io a prendere questa decisione ma alla fine io non riuscivo mai a fare quel passo importante per riprendermi la mia vita in mano”. Dieci anni trascorsi così tra botte e droga. “Lui era così e quando si drogava e beveva, perché alla fine era sempre un mix tra le due cose, lui partiva, non capiva più nulla, era un inferno. Poi il fine settimana capitava spesso di rimanere da sola, lui usciva con altri amici che probabilmente facevano uso di sostanze stupefacenti”. Dieci anni a sperare che quell’amore sbagliato, distorto potesse magicamente cambiare, 10 anni a sperare che l’amore della sua vita potesse diventare una storia vera, normale, come molte altre, una speranza alla fine definitivamente tramontata con quella corsa liberatoria: “La corsa e l’atletica mi hanno salvato, da quel giorno non ho più smesso di correre, dopo 5 mesi ero sul gradino più alto della maratona di Bergamo e prima non avevo mai fatto nulla del genere, avevo fatto solo pallavolo e basta. La mia vita di atleta è iniziata con quella fuga sotto la neve, poi ho incontrato Migidio Bourifa per caso e lui mi ha portato all’Atletica Valle Brembana, da lì è iniziata la mia vera carriera da atleta. Cosa vuol dire essere una runner? Ma, soprattutto, una maratoneta?
Essere una runner vuol dire prendermi cura di me. Correre permette di ascoltarsi, conoscersi. Ma anche mantenersi in forma, ciò che tutte le donne vogliono, insomma. Essere una maratoneta e, soprattutto, preparare una maratona vuol dire fare un lungo viaggio e farlo da sola. Anzi, con te stessa. Significa fare tanti sacrifici, affrontare gioie, fatiche, paure, limiti e cercare sempre di superarli, dai più piccoli ai più grandi. In fondo tutta la vita è una maratona. Grazie alla corsa ho ripreso la mia vita e quando corro sto bene, mi rilasso e mi lascio dietro quei pensieri terribili

Cosa ricordi invece del tuo passato da pallavolista? 
Ricordo i momenti trascorsi con le compagne, uno sport di squadra è completamente diverso. Passavo ore e ore con loro, in palestra agli allenamenti, alle partite, ai ritiri, ma anche in vacanza. La squadra diventa praticamente la tua famiglia, condividi tutto. Poi ricordo e porto nel cuore gli insegnamenti di un allenatore che, tuttora, porto dentro di me, e ci penso ogni volta mentre mi riscaldo prima di una gara, un momento abbastanza importante per me in cui desidero stare sola. Amo il silenzio, ne ho bisogno per trovare la giusta concentrazione, è ciò che mi serve per partire determinata, ma tranquilla.

Oggi ho una vita spaccata in due, tra lavoro e sport, mi alleno e lavoro. Quest’anno è andata un po’ male, ho avuto un serie di infortuni che mi hanno tenuta lontano dalle corse ma tornerò nel 2018. Solitamente mi alzo alle sei, faccio colazione e poi ho il primo allenamento, di solito il più intenso. Dopodiché doccia super rapida e volo in ufficio, dove lavoro per sei ore, senza pausa pranzo. Appena finisco mi dedico al secondo allenamento e la giornata è fatta. La sera relax, una buona cena, tv. Dovrei fare esercizi per i piedi o stretching, ma la maggior parte delle volte il divano ha la meglio”.

Hai iniziato a correre piangendo. Ora lo fai ridendo?
Ho iniziato a correre piangendo, ma più correvo, più le lacrime scendevano, più in realtà stavo bene. Era la mia terapia, il mio modo di tirare fuori il dolore. Ora piango ancora, ma dalla gioia. Quando taglio il traguardo e guardo il cielo le lacrime scendono involontarie, non le controllo, è un’esplosione di gioia, perché non mi sembra vero e mi rendo conto di quanto sono fortunata e di quante gioie la corsa mi sta regalando”.

Ma pensi ancora al tuo passato, hai mai provato a rifarti una vita con qualcun altro? “Io considero ancora il mio ex come l’amore della mia vita, anche se mi ha fatto molto del male. In un certo senso oggi mi considero quasi una vedova, non sono riuscita più ad avere un rapporto fisso, duraturo. Ho avuto qualche ragazzo, ma nulla di serio, diciamo che ho qualche difficoltà ad affrontare dei rapporti seri con l’altro sesso. Credo ormai di avere sposato definitivamente l’atletica leggera, quello è il mio vero grande amore. L’errore mio è stato quello di perdonare il primo livido, non lo si deve mai fare, non lo deve fare nessun’altra, si deve subito dire basta alla violenza perché se lo fai la prima volta lo fai sempre, come ho fatto io. Per questo oggi non ho nessun problema a parlare della mia storia perché chi si trova oggi nelle condizioni in cui ero io, deve capire che perdonando ci si fa solo del male a se stesse. Si prendere subito il coraggio e capire che chi ti picchia, chi ti fa del male, non merita il tuo amore”. Ed ora Eliana corre non per dimenticare ma per vincere, o almeno tornare a vincere anche se la sua gara più importante, quella per ritrovare una vita normale lei l’ha già vinta 10 anni fa in una lunga corsa sotto la neve.