Quasi quarantamila persone hanno preso parte alla 37ª Marathon de Paris, 1119 dei quali italiani. Al femminile vittoria dell’etiope Boru Tadese, e al maschile successo di Peter Some Kenia. Vi proponiamo il racconto di un bergamasco al via, Giorgio Pesenti presidente della Valetudo Skyrunning.
Parigi, domenica 7 aprile 2013 – Tutti di corsa a Parigi, in barba ai dati negativi della nostra vita sociale ed economica di questo interminabile periodo tecnologico, è stato proprio così! Il popolo del running delle maratone fa scuola di aggregazione per: la salute psicofisica di ognuno e la condivisione della fatica per arrivare al proprio traguardo personale fatto di un rilievo cronometrico e una sana soddisfazione di aver concluso un lungo sogno, come avvenne nel 490 a. C. per l’Ateniese Filippide.
Noi maratoneti moderni però, anziché stramazzare al suolo, abbiamo concluso la fatica con il sorriso del trionfo stampato sulle labbra, e non poteva essere altrimenti perché siamo arrivati proprio davanti all’arco di trionfo parigino, uno dei simboli che identifica Parigi e la Francia in tutto il mondo.
Domenica mattina 7 aprile la nostra dea bendata ci ha regalato una discreta giornata dal punto di vista meteorologico con un’arietta di primo mattino molto frizzante, dopo le operazioni di ritrovo sono avvenute le varie partenze dalle griglie sui Champs-Elysèe; è stato un’avvenimento storico e altamente scenico, sia per i partecipanti, record rispetto alle edizioni precedenti (nel 2012 i maratoneti furono 34297) e sia per i 250000 spettatori. Dopo gli start si è visto un immenso fiume di podisti lasciarsi alle spalle l’Arc de Triomphe, questo imponente monumento, voluto da Napoleone Bonaparte per celebrare le sue vittoriose guerre. La scenografia della partenza era un tripudio di bandiere arancioni, incoraggiamenti, e musica a tutto volume, vera manna portatrice di adrenalina allo stato puro.
Per i runners- amatori questi 42,195 chilometri della Marathon di Paris sono stati assai complicati, perché si è formato un interminabile serpentone di corridori largo tutta la sede stradale, quindi ogni passo di ciascun atleta doveva essere dosato alla perfezione per non sbattere nell’atleta che ti stava accanto o che ti precedeva. Ogni 500 metri, i 90 gruppi musicali disseminati lungo il percorso, ti fornivano la giusta carica agonistica, l’assistenza in gara agli atleti è stata perfetta, i ristori erano posizionati ogni 5 km ed erano assai forniti di cibo e bevande, gli spugnaggi erano molto efficienti e nei km finali, per i più spiritati, non è mancato il getto d’acqua della doccia pre-arrivo.
Il tracciato è risultato molto filante per chi andava a caccia del best time, questa maratona è proprio la corsa ideale per il proprio record! Mentre per chi ama partecipare con lo spirito del barone Francese Coubertin (l’importante non è vincere ma partecipare; la cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di esserci battuti bene), i 42 km della marathon di Parigi sono apparsi molto intriganti e di notevole interesse storico e turistico. Roba da lasciarci gli occhi e il cuore i km percorsi a fianco della Senna, extra number one i passaggi alla tour Eiffel, la place della Bastiglia, lo Chàteau de Vincennes, presso la Cathèdrale di Notre Dame de Paris, il Musèe d’Orsay; e… dopo 41 ecco, stavolta di fronte, nuovamente l’Arco di Trionfo.
Sul finish ho notato, su tutti i volti dei miei compagni d’ avventura, un’ incontenibile soddisfazione e serenità, nonostante l’estenuante forcing mentale e fisico per arrivare a coronare il proprio sogno-maratoneta, e poi con la colorata medaglia di finisher al collo, in un lampo, la fatica si è trasformata magicamente in una gioia fanciullesca. Onore ai vincitori, prima l’Etiope Boru Tadese in 2h21’06” e primo Peter Some Kenia 2h05’38”. Chi scrive ha terminato la prova in 11.156 posizione con il time di 3h47’26”.
GiorgioValetudoTeam