Le considerazioni di Paolo Gotti dopo il Kima

Puntava al Kima ma una crisi di fame ha bloccato le sue speranze di migliorare il proprio personale, un po’ di rammarico ma Gotti non molla e vuole al più presto rifarsi. Secondo classificato degli italiani in una delle gare ama di più e che aveva vinto per ben due volte non è comunque un risultato da buttare, tutt’altro.

Paolo Gotti ci racconta la sua prova, conclusa all’ottavo posto, al termine di un agosto in cui ha vinto la Vertical del Gran Sasso e la Maratona della Alpi in Valchiavenna (con la sua bambina Irene in braccio).

«Il Kima è sempre il Kima: gara anzi “la gara” più dura in assoluto! Distanza, quota, tratti tecnici, dislivelli e tutto su “sentieri” inventati tra sassi e massi di granito. Quest’anno l’ho preparato come non mai e son partito con l’intento di migliorare il mio personale al Kima di 6h43’ottenuto nel 2008 quando lo vinsi per la seconda volta.

Purtroppo ieri dopo un buon inizio (in Predarossa ero terzo) ed una gestione di gara che fino al rifugio Allievi mi vedeva in sesta posizione, ma ancora tonico, (la gara si fa da qui in poi), ho dovuto subire la dura legge del Kima che non perdona errori e sono andato in crisi di fame. Ho mollato per cercare di riprendermi e sono riuscito a correre ancora relativamente bene fino al passo Barbacan. Da qui in poi mi si è spenta nuovamente la luce e mi sono trascinato al traguardo chiudendo in ottava posizione col tempo di 7h 4’36’’. Come sempre è una gara che si gioca sul filo delle energie e basta un nulla per pagare dazio! A mente serena, seppur con un po’ di rammarico e di delusione, non posso che esser comunque soddisfatto di aver portato a termine la gara e di aver comunque chiuso secondo degli italiani (era la terza prova del mondiale di ultraskymarathon). Sicuramente ci riproverò fra due anni!»