Giusto convocare Jamel Chatbi in nazionale?

Jamel Chatbi in nazionale, l’atleta marocchino che per diversi anni ha militato nell’Atletica Bergamo 59, squadra nella quale è cresciuto ed è definitivamente sbocciato come atleta. Giusto quindi considerarlo bergamasco a tutti gli effetti, come accade oggi per altri ragazzi che crescono con la canottiera giallo rossa.

Ma dopo il ricorso al doping, o meglio al clenbuterolo, un anabolizzante, era giusto convocarlo in nazionale? A sollevare la domanda non è una persona qualsiasi ma una delle pietre miliari della storia dell’atletica Italiana e mondiale, Carlo Vittori, grande atleta ma soprattutto allenatore di Pietro Mennea che sulla Gazzetta critica la scelta della federazione. «Chatbi era stato oggetto di una squalifica di tre anni ed ora va in nazionale» si domanda Vittori, «tutto questo dopo il caso Schwazer. Una scelta che avvilisce la squadra italiana – continua Vittori, che esempio diamo ai ragazzi?» E qualche critica è arrivata anche sulla nostra pagina Facebook, per aver considerato Chatbi bergamasco.

Tutte considerazioni che approviamo in pieno e che sposiamo, partendo dalla bella lettera di Vittori, con il quale ho avuto l’incredibile fortuna di cenare una sera. Ma proprio partendo da queste considerazioni vorrei fare qualche altra domanda, non è che in questo caso ci scaldiamo tanto proprio perché Chatbi non è italiano? Perché  nessuno si indigna per la Elisa Desco in nazionale e in quanti erano ad applaudire Ivan Basso che vinceva il Giro d’Italia? E altri casi si potrebbero fare ancora, la speranza è che quindi ci sia solo un peso nel criticare un atleta dopato e che questo peso non dipenda dalla nazionalità d’origine. Noi per dovere di cronaca abbiamo inserito Chatbi perché convocato in nazionale e perché cresciuto atleticamente a Bergamo e quindi bergamasco d’adozione, ora riferiamo grazie anche a Vittori del suo passato, sempre per dovere di cronaca, a voi decidere se sia giusto o sbagliato convocarlo.